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giovedì 27 giugno 2013

Parte II - La storia di Io & Miryam (o io e Miriam, che dir si voglia)

....Iniziai a scrivere furiosamente, scrivevo ovunque. Mentre aspettavo qualcuno in macchina, la domenica mattina appena sveglio, durante le lezioni di danza, seduto sulla scrivania della segretaria. Scrivevo e basta. E le parole mi sembravano venissero fuori a cascata, forse non ho mai scritto così, con quella velocità e con quella foga.
 
     Non avevo un'idea chiara in mente, le dita sulla tastiera si muovevano senza che io riuscissi a controllarle. La storia stava prendendo una piega di cui sembrava non avessi coscienza, andava da sè, era come se vivesse di vita propria e stesse venendo alla luce da sola, io ero solo uno strumento nelle sue mani.



    La sera io e Angela Degennaro rileggevamo quello che avevo scritto durante il giorno e nessuno di noi riusciva a capire da dove potevano essere nate quelle parole, quella trama, quell'avventura. Erano cose così assolutamente fuori dal mio ma anche dal nostro mondo, che ci stupivamo entrambi ad ogni rigo, perfino io, che pure le avevo scritte.

     Io & Miryam è venuto alla luce in poco meno di un mese, così, lasciando andare la testa ed il cuore e facendo correre le dita su una tastiera. Mi ricordo ancora il giorno che scrissi la parola "FINE" sotto il testo. Davvero non avevo idea di come sarebbe finita, quel giorno scrissi, scrissi, scrissi, fino a che non entrai come un uraganjo nella sala di danza dove Angela stava insegnando e gridai "FINITA !!!!!". E lei mi chiese "Come?". "Come non avrei mai potuto immaginare di farla finire". Non ho mai corretto una sola parola del testo, non ce ne fu bisogno. Lo spettacolo, come se fosse vivo, non ha mai voluto che io correggessi niente.
 Ma non era finita proprio per niente invece....

(to be continued)

Giovanni Gentile

mercoledì 26 giugno 2013

Parte I - La storia di Io & Miryam (Io e Miriam per i più) -

Il primo abbozzo di idea di "Io & Miryam" mi venne ascoltando casualmente un chitarrista che parlava di uno spettacolo da mettere su, improntato su canzonette italiane degli anni '30 - '40. Nella mia testa, come spesso accade a chi scrive, si accese una luce. Non avevo assolutamente idea di dove mi avrebbe portato quella luce piccolissima però, e chi ha un'anima creativa lo sa, nel momento in cui si accende, diventa la tua droga, il tuo travaglio interiore. Saresti capace di rimanere tre ore di fila a fissare un muro bianco cercando di capire una strada per almeno avvicinarti a quella lontanissima luce. Sei come una falena attratta da una lampadina.

Anni 30
Anni 30 Anni 40.......la prima cosa che mi venne in mente fu Cabaret, famosissimo musical e splendida interpretazione cinematografica di Liza Minnelli. Ne parlai immediatamente ad Angela Degennaro, una splendida ballerina che io ho sempre ritenuto capace di interpretare anche attorialmente i ruoli più impegnativi con una profondità ed un'intelligenza artistica rara. Ne parlammo a lungo e partimmo dalla ricerca dei brani. Inserimmo subito, in un'ipotetica opera che ancora non sapevamo che forma avrebbe preso un brano tratto dal musical Chicago, All That Jazz.


Quella canzone la volevo assolutamente nello spettacolo, perchè era proprio lei, la Degennaro, fatta musica.
......(to be continued)

Domenica 30 giugno N O D I per "SecondArea" Teatro Musica Arteterapia.

Domenica 30, abbiamo il piacere di partecipare con il nostro spettacolo N O D I alla rassegna organizzata dall'associazione "SecondArea" Teatro Musica Arteterapia Associazione di Promozione Sociale Castellana Grotte (Bari) via vecchia Conversano 38, lato Castiglione.
 "SecondArea" è associazione a promozione sociale. vive a Castellana, nota per le sue Grotte,nella campagna dei Trulli e dei muretti a secco, degli olivi secolari e delle terre rosse.
È sostenuta dall'incontro di esperienze e sensibilità artistiche provenienti da cammini diversi, in ambito formativo e performativo , teatrale musicale e grafico con Mariella Dibattista, Orlando Tortora, Donata Dibattista , Silvana Sciancalepore e il prezioso sostegno di Nik Difino.
Si fondono così linguaggi, espressioni artistiche, studi e percorsi personali.
E cosi si creano una sinergia con artisti del territorio, scoprendo una comune necessità di intervento, di comunicazione, di abitare negli spazi che viviamo. 


Per la nostra giovane compagnia sarà un piacere esprimerci in uno spazio così interessante, dove la natura incontra l'arte e si fonde tra la gente che beve un calice di vino e guarda, ascolta e partecipa condividendo una nuova emozione.

Non nascondiamo l'entusiasmo di partecipare a questa esperienza, chi vi scrive non voleva abbandonare questo luogo immerso nella macchia mediterranea con vialetti che si dipanano tra ulivi e alberi da frutta. L'ospitalita di Orlando, Mariella e di tutti gli altri è stata magnifica e sentiamo che sarà un piacere calcare un palco creato dal lavoro di persone che dell'arte ne hanno fatta una casa.

 Nodi rappresenta un viaggio attraverso un erotismo elegante, mai volgare, a volte crudo ma sempre con un’ambientazione rarefatta. Un erotismo blu elettrico più che rosso latino. La storia si dipana tra letture di poesie inedite, scritte dall’autore, e fantasie a volte solo sussurrate e a volte urlate, in un crescendo di emozioni e di toni che culminerà in un finale sorprendente.





La protagonista, interpretata da un’intensa Silvia Cuccovillo, si inerpica sulle chine scoscese di un’attrazione faticosa ma piena di panorami assolati per poi scendere fino alle viscere della sua anima più oscura, sofferente e corrotta, in un viaggio attraverso la sua parte oscura, comune a tutti noi.
Il tutto è accompagnato dalle musiche inedite suonate dal vivo e scritte dai maestri Marco Boccia e Vito Liturri. Una colonna sonora che passa dal jazz sperimentale, fino ad arrivare alla bossa dal groove caldo e latino, passando per un sound tipicamente newyorkese e contemporaneo.




Dopo lo spettacolo ci sarà vino, cibo e musica in una cornice assolutamente unica.

indicazioni stradali:

-statale 240 (rutigliano Conversano Castellana) al km 28.4 girare a destra, piccolo incrocio girare a sinistra,
300 m. sulla sinistra trovate SecondArea

-da Castellana :
per Conversano, girare a sinistra, sp 37 per Torre Castiglione (primo incrocio)
500 m sulla destra trovate SecondArea

ingresso libero con tesseramento


https://www.facebook.com/pages/SecondArea-Teatro-Musica-Arteterapia/414228778623844 

mercoledì 19 giugno 2013

DICONO DI NOI 3: LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO di Pasquale Bellini

Inaspettatamente, ad una delle repliche tenute al teatro Duse di Bari apprendiamo della presenza di Pasquale Bellini, autorevole firma del più importante quotidiano cittadino. Siamo contenti di averlo avuto tra i presenti di quella che è stata, per noi, una incredibile avventura che ha visto la Compagnia tetro prisma impegnata per ben due settimane in un teatro storico della nostra città.

Riportimo in forma di immagine l'articolo uscito in data 7 giugno 2013 dal titolo

DAL KABARET AD AUSCHWITZ
Miryam, una ballerina ebrea a berlino.
di Pasquale Bellini


DICONO DI NOI 2: IL PICKWICK di Michele Di Donato

Questo articolo è stato scritto in occasione della nostra trasferta in quel di Torre Annunziata (NA) ospiti di Diffusione Teatro, con questo, ci sembra doveroso ringraziare chi ci ha voluto ovvero il maestro Eduardo Zambetta, Maestro e instancabile animatore di quel teatro di presidio che muove non solo la cultura ma anche gli animi di un territorio difficile come quello in cui da trent'anni opera lui ed il suo instancabile staff.

28 aqprile 2013

http://www.ilpickwick.it/index.php/teatro/item/397-saffo-canzoni-e-nazisti



Il pickwick.it
SAFFO, CANZONI E NAZISTI di Michele Di Donato

Un night club della Berlino degli anni ’40 fa da scena all’azione ed alla narrazione; la musica dell’epoca, portata dal vivo da una tastiera e un contrabbasso, ne scandirà colonna sonora seguendone l’evolvere passo passo. Io e Miryam è un’ibridazione, una pièce che condensa teatro-canzone e narrazione retrospettiva; ne è soggetto autoreferente una piccola diva capricciosa dei tempi del nazismo, che ripercorre la propria vicenda personale, segnata da un amore speciale, attraverso il quale avviene in lei la presa di coscienza di ciò che effettivamente avveniva fuori, nel mondo circostante a quell’universo ristretto concentrato negli antri fumosi dei night club, fatto di canzonette e champagne.



Libera e sola, Helene (Cristina Siciliano) occupa la centralità della scena, con la sua voce, splendida quando si dispiega in canto, modulando motivi dell’epoca; di contorno, i due musici alla tastiera e al contrabbasso, incarnano figure che vogliono ricondurre alla tipicità di quegli ambienti fumosi, musica e whisky, propri delle atmosfere bogartiane alla Casablanca e nel farlo indulgono a quei toni impostati tipici dei noir americani.
Helene e Miryam, una storia d’amore, folle come può esser folle l’amore a prima vista, folle come poteva esser folle l’amore fra due donne nella Germania degli anni ’40; ancor più folle perché Miryam era ebrea. La messinscena, a cura di Giovanni Gentile, punta prevalentemente sulle doti canore della protagonista e sul ruolo preponderante della musica, relegando il teatro ad ancillare e subalterna funzione narrativa.



Il racconto retrospettivo di Helene, contrappuntato dalla musica del tempo, viene scandito dai cambi d’abito che, in scena e in controluce, dietro un bianco paravento, ella costantemente compie, illustrando una fase dopo l’altra della propria vicenda, raccontando (e cantando) un momento dopo l’altro del proprio strazio; ogni cambio d’abito a marcare un cambio di scenario, ogni cambio d’abito a sancire uno scarto nella coscienza. E così ce la ritroviamo passare dalla vestaglia negligé e da frange, paillettes, autoreggenti e giarrettiera del disimpegno iniziale, ad un abbigliamento marziale che rappresenta il primo passo verso la presa di coscienza del proprio ruolo organico al sistema, che la vuole col braccio teso nel saluto nazista.
Tutto ciò fino alla presa di coscienza definitiva, fino all’acquisizione d'una visione panoramica di una realtà di fatto che finalmente filtra anche nelle fumose, ovattate atmosfere dei night, quegli stessi night in cui giungevano come echi flebili e smorzati le notizie di campi, ghetti e strani treni, quegli stessi night in cui lei e Miryam solevano esibirsi per truppe di soldati morituri, destinati probabilmente a perire serbando negli occhi il riverbero di piacere d’un’ultima immagine di voluttà che avesse loro due come protagoniste.



Il tutto fino al compiersi dell’ineluttabile, il tutto fino a che il folle amore tra “l’ebrea e la puttana” patisce la denuncia, la caserma, la separazione. La narrazione, non scevra dei portati di un apparato retorico di maniera, vede l’io narrante (e cantante) procedere verso una sorta di redenzione morale attraverso il valore superiore dell’amore, che le fa abbracciare un destino che non sarebbe il proprio – lei tedesca, deportata ad Auschwitz come fosse ebrea – in nome d’un’estrema compenetrazione nella persona amata, fino al punto di farle affermare: “Non ci fu un momento in cui io non mi sentii parte di quel popolo, io ero Miryam e Miryam era me”.
L’amore indissolubile, quell’amore folle e “impuro” le dà dunque la forza di superare l’orrore e l’aberrazione, “con quelli che erano rimasti, con quello che di loro era rimasto”, la sua vita continua e si reinventa; di Miryam più nessuna notizia, di Miryam più nessuna traccia. Eppure Miryam rivive in lei ogni sera, ogni sera lei le cuce addosso un finale diverso, ogni sera le inventa un esito speciale, non le serve sapere dove sia, ma è quell’amore che le ha dato la forza di sopravvivere.
Mentre la musica va compulsiva, da un barattolo Helene estrae un foglio polveroso, da cui gronda la cenere dei massacri, ed enuclea sequela spaventosa delle miriadi di genocidi susseguitisi nella storia dll'umanità. Nel mare magnum delle angosce e degli orrori, la microstoria d’una tragedia d’amore, rielaborata in modo fantastico, rivive ogni sera sulle assi d’una ribalta e, rivivendo la storia rivive un amore, rivive Miryam strappandola all’oblio.

DICONO DI NOI 1: I THINK MAGAZIN di Francesco Zeffiri

Riportimo i primi articoli usciti su di noi e sui nostri spettacoli, con questo, vogliamo ringraziare gli autori di questi editoriali per l'attenzione avuta nei nostri confronti e per le parole che rappresentano quello stimolo a migliorare sempre.

11 febbraio 2013
ithinkmagazine.it

di FRANCESCO ZEFFIRI

http://www.ithinkmagazine.it/component/content/article/79-ultime-notizie/5369-io-e-myriam-lintenso-spettacolo-di-giovanni-gentile-al-teatro-osservatorio-di-bari.html



IO E MYRIAM: L’INTENSO SPETTACOLO DI GIOVANNI GENTILE AL TEATRO OSSERVATORIO DI BARI


 Tutto inizia nel modo più inaspettato, ma alla fine nel modo più logico: un diniego, un’esitazione a raccontare una storia che non lascerà indenne né l’interprete né lo spettatore. Stavolta il sipario, sia pur simbolico, si alza su Io E Myriam al Teatro Osservatorio di Bari per la terza replica di fila in un mese.
La drammaturgia e la regia di Giovanni Gentile sono state già premiate con il secondo posto al concorso letterario internazionale Vito De Bellis di Castellana Grotte. Lo spettacolo prende forma anche grazie agli arrangiamenti della colonna sonora di Vito Liturri al piano e Marco Boccia al contrabbasso. Protagonista indiscussa è Cristina Siciliano, artista che spazia nella sua esibizione su diverse forme espressive, dal recitato al cantato, al ballato, di cui è anche coreografa, senza alcuna esitazione. 




La presentazione da libretto è volutamente molto generica. Solo pochi i tratti che delineano una storia d’amore sullo sfondo degli anni 40’, tempestati dalla guerra e dai regimi disumani a tutti ben noti. L’incuriosito spettatore deve attendere lo sviluppo delle scene per saperne di più. Il racconto si sposta dai night club di Berlino ai campi di sterminio che fanno da sfondo a un rapporto un po’ speciale tra due showgirl, molto diverse tra loro, ma accomunate dalla passione per le sensuali note del jazz. Myriam e Helene (Cristina Siciliano) sono in scena, benché il pubblico possa fisicamente vedere solo l’ultima delle due. La loro storia prende forma e si svela agli spettatori anche nei suoi particolari più intimi e più cruenti, attraverso il racconto passionale e sofferto di Helene. Sporadici gli interventi dei musicisti, come attori nella trama, che si diradano man mano che la storia entra nel suo vivo, nelle pieghe più dure da ascoltare e da rivivere. 




Vengono raggiunte tinte anche molto forti, non sempre carezzevoli nei confronti del pubblico. Helene, dal canto suo, non fa sconti sulla crudezza delle immagini evocate. “Io ero Myriam e Myriam era me, ed io ero il suo popolo”. Ci vorrà ancora solo qualche attimo perché il pubblico capisca che il tema centrale non è quello prepotente della persecuzione durante il regime, bensì quello più sussurrato e inequivocabilmente forte dell’amore. Un amore perpetrato negli anni e nei ricordi di Helene che ogni sera reinventa un finale diverso per la sua amata Myriam, incurante del vero epilogo. 




Uno spettacolo di qualità che si arricchisce di un repertorio musicale non filologicamente ricercato, ma affidato a quello che l’immaginario collettivo associa della musica dell’epoca. Rivivono così in scena brani di grande successo che spaziano da Cole Porter a Marlene Dietrich e altri tratti da musical come Cabaret, Chicago e The Threepenny Opera, che, in qualche modo, stemperano per il pubblico le tinte forti del dramma, così come doveva succedere all’epoca.
È indubbio che la resa dello spettacolo si poggi quasi totalmente sulla protagonista che, per questo motivo e per la varietà della perfomance, non può essere considerata una comune attrice. Cristina Siciliano, eccellente nell’interpretazione di Mein Herr, ostenta un perfetto stile musical pur senza rinunciare a una sensibile e profonda interpretazione del personaggio di Helene. La scenografia, modernamente minimale, si arricchisce delle evocazioni fatte attraverso la sua voce e il suo movimento scenico. Sorprendente e sensuale la scelta di far avvenire tutti i cambi costume dietro un telo bianco, su cui sono proiettate le ombre di una donna che muta le sue forme e le sue movenze a seconda dei suoi ricordi. 




Regista e interprete sembrano essere d’accordo sul fatto che è stato necessario un grande lavoro di studio dello spettacolo che si arricchisce, però, di scelte nuove e diverse proposte dalla Siciliano a seconda del pubblico che ha davanti. Ogni volta va ricreato uno spazio scenico in cui la follia di Helene possa prendere forma, attraverso la normalità e la verità delle sue parole nel rievocare Myriam che “muore”, in scena, proprio all’ingresso del campo di concentramento. È questo in particolare il punto in cui Cristina Siciliano sente che lo spettacolo chiama in causa tutta la sua sensibilità di donna, prima ancora che di artista.
Giovanni Gentile si dimostra soddisfatto della resa, forte anche di un gran successo su un pubblico via via crescente. “In questo momento, in cui siamo molto legati alla materialità delle cose, volevo raccontare di un amore immateriale”. L’oggetto di questo amore, infatti, quasi non esiste, non è visibile e forse, come appare chiaro alla fine, non è nemmeno necessario che lo sia. Io E Myriam racconta dell’amore per un altro, al di là del sesso, del genere, delle differenze sociali e della storia di ogni essere umano. Da qui è doveroso osservare che il tema dell’omosessualità come quello dello sterminio etnico, benché molto importanti, devono lasciare spazio ad altri tipi di riflessioni nel pubblico.
Dopo le repliche baresi, lo spettacolo adesso è pronto per girare per i teatri della Puglia, tra Barletta, Trani, Taranto e Lecce, per poi ritornare nella stagione del Teatro Bravò di Bari e in alcune rassegne teatrali. Il successo sarà assicurato se, come in questo caso, ancora riecheggiano nella mente le dolci parole di Helene, stravolta dalla durezza del lager, ma forte nell’affermare “io le piacevo ancora”.
 

venerdì 14 giugno 2013

CHI SIAMO: VITO LITURRI

Vito Liturri (pianoforte)
È titolare della cattedra di Composizione presso il Conservatorio “E. R. Duni” di Matera. 





Si è diplomato in Composizione e in Direzione d'Orchestra presso il Conservatorio “N. Piccini” di Bari.
Sue composizioni sono state incise per le etichette “Rugginenti” (Milano) e “CM Classic” (Bari) e pubblicate dalle edizioni musicali “Carrara” (Bergamo) e “Sorriso” (Bari); sono inoltre state eseguite in rassegne e concerti di musica contemporanea in Italia e all’estero.






Attivo anche come compositore e pianista jazz; ha suonato con Franco Cerri, Tiziana Ghiglioni, Guy e gli Specialisti e l’ensemble Suoni Visionari di Felice Mezzina.
Il suo progetto più recente è l'Oberon jazz quartet (Alex Milella, chitarra elettrica; Vito Liturri, pianoforte; Marco Boccia, contrabbasso; Lello Patruno, batteria), il cui repertorio è costituito esclusivamente da composizioni originali e che si propone di fondere un jazz di matrice europea con elementi provenienti dal rock, dalla musica contemporanea e dalla musica elettronica.





Interessato al teatro e all'interazione della musica con altre forme espressive, ha collaborato, tra gli altri, con gli attori Emilio Solfrizzi, Antonio Stornaiolo, Leopoldo Mastelloni e Monica Contini.

CHI SIAMO: MARCO BOCCIA

Marco Boccia (contrabbasso)
Musicista eclettico. Da oltre vent’anni esplora gli aspetti più diversi della musica. 





Diplomato in contrabbasso presso il conservatorio di Bari, si è perfezionato con i più importanti esponenti del suo strumento sia in ambito classico che in quello jazz. Tra le sue collaborazioni spicca la trasversalità delle esperienze passando da Uto Ughi a Franco Cerri, da Riccardo Muti a Tiziana Ghiglioni.




 Dalle Orchestre sinfoniche della Provincia di Bari e Lecce a gruppi jazz di cui è fondatore o sideman passando dal moderno alla bossa fino ai suoi progetti in diverse formazioni in Italia, in Francia e in Germania.




 Intensa l’attività didattica in scuole di tutta Italia. La sua discografia spazia dalla musica classica al jazz . Nel 2010 pubblica: “IL BASSO, teoria e prassi” per la Florestano editore. E’ endorser Cort.e suona un GB74.

CHI SIAMO: Giovanni Gentile

Giovanni Gentile (autore e regista)
Giovanni inizia il suo avvicinamento al mondo della scrittura e dell’arte scenica vincendo a 20 anni e per due anni di seguito, il concorso universitario nazionale “CINEMAVVENIRE”, che gli consente di entrare nella giuria CINEMAVVENIRE-ANICAGIS della Mostra del Cinema di Venezia.



Coltiva la sua passione per la scrittura e per la regia cinematografica frequentando stage tenuti da Carlo Mazzacurati, Giovanni Veronesi e David Linch. In questi anni supera le prime due selezioni per l’ingresso al biennio di sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Negli anni successivi si occupa come freelance di critica cinematografica per quotidiani e settimanali nazionali fino all’incontro con la danza e con il teatro, muovendo i primi passi come regista e sceneggiatore di coreografie per coreografi locali. 





Negli ultimi cinque anni ha rafforzato il suo legame con la danza collaborando prima con Angela Degennaro, allieva di Simona Bucci, poi con l’Accademia di Danza e Spettacolo di Roma e per ultima con Marigia Maggipinto, danzatrice per il decennio 1989-1999 della compagnia di Pina Bausch e intensificando i suoi studi e le sue ricerche sul rapporto tra danza e espressività attoriale del danzatore. 




Nell’ultima stagione 2011-2012 si dedica anche alla scrittura di racconti ottenendo subito diversi riconoscimenti a livello internazionale. Tra questi la pubblicazione del racconto “Carne” nell’antologia “Il Rosso e il Nero”, curata da Dacia Maraini, del racconto erotico “Vestìti da puttana” nell’antologia “69 Orizzontale” curata da Valeria Ferracuti, e il secondo posto al Concorso Letterario Internazionale Vito De Bellis 2012 con “Mi chiamo Heléne”, estratto dello spettacolo teatrale “Io e Miryam”
Nel 2013 vince il premio speciale “Alda Merini” 2012 Premio Osservatorio con "Una Gatta", poesia-teatro da cui poi creerà lo spettacolo teatrale N O D I, attualmente in scena.
E' sotto contratto con la Lite Editions di Milano