Riportimo i primi articoli usciti su di noi e sui nostri spettacoli, con questo, vogliamo ringraziare gli autori di questi editoriali per l'attenzione avuta nei nostri confronti e per le parole che rappresentano quello stimolo a migliorare sempre.
11 febbraio 2013
ithinkmagazine.it
di FRANCESCO ZEFFIRI
http://www.ithinkmagazine.it/component/content/article/79-ultime-notizie/5369-io-e-myriam-lintenso-spettacolo-di-giovanni-gentile-al-teatro-osservatorio-di-bari.html
11 febbraio 2013
ithinkmagazine.it
di FRANCESCO ZEFFIRI
http://www.ithinkmagazine.it/component/content/article/79-ultime-notizie/5369-io-e-myriam-lintenso-spettacolo-di-giovanni-gentile-al-teatro-osservatorio-di-bari.html
IO E MYRIAM: L’INTENSO SPETTACOLO DI GIOVANNI
GENTILE AL TEATRO OSSERVATORIO DI BARI
Tutto inizia nel modo più inaspettato, ma alla fine
nel modo più logico: un diniego, un’esitazione a raccontare una storia che non
lascerà indenne né l’interprete né lo spettatore. Stavolta il sipario, sia pur
simbolico, si alza su Io E Myriam al Teatro Osservatorio di Bari per la terza replica di fila in un
mese.
La drammaturgia e la regia di Giovanni Gentile sono state già premiate con il secondo posto al
concorso letterario internazionale Vito De Bellis di Castellana Grotte.
Lo spettacolo prende forma anche grazie agli arrangiamenti della colonna sonora
di Vito Liturri al piano e Marco Boccia al contrabbasso.
Protagonista indiscussa è Cristina Siciliano,
artista che spazia nella sua esibizione su diverse forme espressive, dal
recitato al cantato, al ballato, di cui è anche coreografa, senza alcuna
esitazione.
La presentazione da libretto è volutamente molto
generica. Solo pochi i tratti che delineano una storia d’amore sullo sfondo
degli anni 40’, tempestati dalla guerra e dai regimi disumani a tutti ben noti.
L’incuriosito spettatore deve attendere lo sviluppo delle scene per saperne di
più. Il racconto si sposta dai night club di Berlino ai campi di sterminio che
fanno da sfondo a un rapporto un po’ speciale tra due showgirl, molto diverse
tra loro, ma accomunate dalla passione per le sensuali note del jazz. Myriam e Helene (Cristina Siciliano)
sono in scena, benché il pubblico possa fisicamente vedere solo l’ultima delle
due. La loro storia prende forma e si svela agli spettatori anche nei suoi
particolari più intimi e più cruenti, attraverso il racconto passionale e
sofferto di Helene. Sporadici gli interventi dei musicisti, come attori nella trama,
che si diradano man mano che la storia entra nel suo vivo, nelle pieghe più
dure da ascoltare e da rivivere.
Vengono raggiunte tinte anche molto forti, non sempre
carezzevoli nei confronti del pubblico. Helene, dal canto suo, non fa sconti
sulla crudezza delle immagini evocate. “Io
ero Myriam e Myriam era me, ed io ero il suo popolo”. Ci vorrà ancora solo
qualche attimo perché il pubblico capisca che il tema centrale non è quello
prepotente della persecuzione durante il regime, bensì quello più sussurrato e
inequivocabilmente forte dell’amore. Un amore perpetrato negli anni e nei
ricordi di Helene che ogni sera reinventa un finale diverso per la sua amata
Myriam, incurante del vero epilogo.
Uno spettacolo di qualità che si arricchisce di un
repertorio musicale non filologicamente ricercato, ma affidato a quello che
l’immaginario collettivo associa della musica dell’epoca. Rivivono così in
scena brani di grande successo che spaziano da Cole Porter a Marlene
Dietrich e altri tratti da musical come Cabaret, Chicago
e The
Threepenny Opera, che, in qualche modo, stemperano per il pubblico le
tinte forti del dramma, così come doveva succedere all’epoca.
È indubbio che la resa dello spettacolo si poggi quasi
totalmente sulla protagonista che, per questo motivo e per la varietà della
perfomance, non può essere considerata una comune attrice. Cristina Siciliano,
eccellente nell’interpretazione di Mein Herr, ostenta un perfetto stile
musical pur senza rinunciare a una sensibile e profonda interpretazione del
personaggio di Helene. La scenografia, modernamente minimale, si arricchisce
delle evocazioni fatte attraverso la sua voce e il suo movimento scenico.
Sorprendente e sensuale la scelta di far avvenire tutti i cambi costume dietro
un telo bianco, su cui sono proiettate le ombre di una donna che muta le sue
forme e le sue movenze a seconda dei suoi ricordi.
Regista e interprete sembrano essere d’accordo sul
fatto che è stato necessario un grande lavoro di studio dello spettacolo che si
arricchisce, però, di scelte nuove e diverse proposte dalla Siciliano a seconda
del pubblico che ha davanti. Ogni volta va ricreato uno spazio scenico in cui
la follia di Helene possa prendere forma, attraverso la normalità e la verità
delle sue parole nel rievocare Myriam che “muore”, in scena, proprio
all’ingresso del campo di concentramento. È questo in particolare il punto in
cui Cristina Siciliano sente che lo spettacolo chiama in causa tutta la sua
sensibilità di donna, prima ancora che di artista.
Giovanni Gentile si dimostra soddisfatto della resa,
forte anche di un gran successo su un pubblico via via crescente. “In questo momento, in cui siamo molto legati
alla materialità delle cose, volevo raccontare di un amore immateriale”.
L’oggetto di questo amore, infatti, quasi non esiste, non è visibile e forse,
come appare chiaro alla fine, non è nemmeno necessario che lo sia. Io E Myriam racconta dell’amore per un
altro, al di là del sesso, del genere, delle differenze sociali e della storia
di ogni essere umano. Da qui è doveroso osservare che il tema
dell’omosessualità come quello dello sterminio etnico, benché molto importanti,
devono lasciare spazio ad altri tipi di riflessioni nel pubblico.
Dopo le repliche baresi, lo spettacolo adesso è pronto
per girare per i teatri della Puglia, tra Barletta, Trani, Taranto e Lecce, per
poi ritornare nella stagione del Teatro
Bravò di Bari e in alcune rassegne teatrali. Il successo sarà assicurato
se, come in questo caso, ancora riecheggiano nella mente le dolci parole di
Helene, stravolta dalla durezza del lager, ma forte nell’affermare “io le piacevo ancora”.
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