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mercoledì 19 giugno 2013

DICONO DI NOI 1: I THINK MAGAZIN di Francesco Zeffiri

Riportimo i primi articoli usciti su di noi e sui nostri spettacoli, con questo, vogliamo ringraziare gli autori di questi editoriali per l'attenzione avuta nei nostri confronti e per le parole che rappresentano quello stimolo a migliorare sempre.

11 febbraio 2013
ithinkmagazine.it

di FRANCESCO ZEFFIRI

http://www.ithinkmagazine.it/component/content/article/79-ultime-notizie/5369-io-e-myriam-lintenso-spettacolo-di-giovanni-gentile-al-teatro-osservatorio-di-bari.html



IO E MYRIAM: L’INTENSO SPETTACOLO DI GIOVANNI GENTILE AL TEATRO OSSERVATORIO DI BARI


 Tutto inizia nel modo più inaspettato, ma alla fine nel modo più logico: un diniego, un’esitazione a raccontare una storia che non lascerà indenne né l’interprete né lo spettatore. Stavolta il sipario, sia pur simbolico, si alza su Io E Myriam al Teatro Osservatorio di Bari per la terza replica di fila in un mese.
La drammaturgia e la regia di Giovanni Gentile sono state già premiate con il secondo posto al concorso letterario internazionale Vito De Bellis di Castellana Grotte. Lo spettacolo prende forma anche grazie agli arrangiamenti della colonna sonora di Vito Liturri al piano e Marco Boccia al contrabbasso. Protagonista indiscussa è Cristina Siciliano, artista che spazia nella sua esibizione su diverse forme espressive, dal recitato al cantato, al ballato, di cui è anche coreografa, senza alcuna esitazione. 




La presentazione da libretto è volutamente molto generica. Solo pochi i tratti che delineano una storia d’amore sullo sfondo degli anni 40’, tempestati dalla guerra e dai regimi disumani a tutti ben noti. L’incuriosito spettatore deve attendere lo sviluppo delle scene per saperne di più. Il racconto si sposta dai night club di Berlino ai campi di sterminio che fanno da sfondo a un rapporto un po’ speciale tra due showgirl, molto diverse tra loro, ma accomunate dalla passione per le sensuali note del jazz. Myriam e Helene (Cristina Siciliano) sono in scena, benché il pubblico possa fisicamente vedere solo l’ultima delle due. La loro storia prende forma e si svela agli spettatori anche nei suoi particolari più intimi e più cruenti, attraverso il racconto passionale e sofferto di Helene. Sporadici gli interventi dei musicisti, come attori nella trama, che si diradano man mano che la storia entra nel suo vivo, nelle pieghe più dure da ascoltare e da rivivere. 




Vengono raggiunte tinte anche molto forti, non sempre carezzevoli nei confronti del pubblico. Helene, dal canto suo, non fa sconti sulla crudezza delle immagini evocate. “Io ero Myriam e Myriam era me, ed io ero il suo popolo”. Ci vorrà ancora solo qualche attimo perché il pubblico capisca che il tema centrale non è quello prepotente della persecuzione durante il regime, bensì quello più sussurrato e inequivocabilmente forte dell’amore. Un amore perpetrato negli anni e nei ricordi di Helene che ogni sera reinventa un finale diverso per la sua amata Myriam, incurante del vero epilogo. 




Uno spettacolo di qualità che si arricchisce di un repertorio musicale non filologicamente ricercato, ma affidato a quello che l’immaginario collettivo associa della musica dell’epoca. Rivivono così in scena brani di grande successo che spaziano da Cole Porter a Marlene Dietrich e altri tratti da musical come Cabaret, Chicago e The Threepenny Opera, che, in qualche modo, stemperano per il pubblico le tinte forti del dramma, così come doveva succedere all’epoca.
È indubbio che la resa dello spettacolo si poggi quasi totalmente sulla protagonista che, per questo motivo e per la varietà della perfomance, non può essere considerata una comune attrice. Cristina Siciliano, eccellente nell’interpretazione di Mein Herr, ostenta un perfetto stile musical pur senza rinunciare a una sensibile e profonda interpretazione del personaggio di Helene. La scenografia, modernamente minimale, si arricchisce delle evocazioni fatte attraverso la sua voce e il suo movimento scenico. Sorprendente e sensuale la scelta di far avvenire tutti i cambi costume dietro un telo bianco, su cui sono proiettate le ombre di una donna che muta le sue forme e le sue movenze a seconda dei suoi ricordi. 




Regista e interprete sembrano essere d’accordo sul fatto che è stato necessario un grande lavoro di studio dello spettacolo che si arricchisce, però, di scelte nuove e diverse proposte dalla Siciliano a seconda del pubblico che ha davanti. Ogni volta va ricreato uno spazio scenico in cui la follia di Helene possa prendere forma, attraverso la normalità e la verità delle sue parole nel rievocare Myriam che “muore”, in scena, proprio all’ingresso del campo di concentramento. È questo in particolare il punto in cui Cristina Siciliano sente che lo spettacolo chiama in causa tutta la sua sensibilità di donna, prima ancora che di artista.
Giovanni Gentile si dimostra soddisfatto della resa, forte anche di un gran successo su un pubblico via via crescente. “In questo momento, in cui siamo molto legati alla materialità delle cose, volevo raccontare di un amore immateriale”. L’oggetto di questo amore, infatti, quasi non esiste, non è visibile e forse, come appare chiaro alla fine, non è nemmeno necessario che lo sia. Io E Myriam racconta dell’amore per un altro, al di là del sesso, del genere, delle differenze sociali e della storia di ogni essere umano. Da qui è doveroso osservare che il tema dell’omosessualità come quello dello sterminio etnico, benché molto importanti, devono lasciare spazio ad altri tipi di riflessioni nel pubblico.
Dopo le repliche baresi, lo spettacolo adesso è pronto per girare per i teatri della Puglia, tra Barletta, Trani, Taranto e Lecce, per poi ritornare nella stagione del Teatro Bravò di Bari e in alcune rassegne teatrali. Il successo sarà assicurato se, come in questo caso, ancora riecheggiano nella mente le dolci parole di Helene, stravolta dalla durezza del lager, ma forte nell’affermare “io le piacevo ancora”.
 

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